Non so quante volte ho detto no.
A cose che suonavano bene, sembravano opportunità: collaborazioni, ruoli, visibilità.
Le ho lasciate andare. Non perché non mi servissero. Ma perché non mi ci riconoscevo.
Non mi interessa piacere se per farlo devo sembrare qualcun altro.
A volte l’ho pagata: ho perso tempo, ho perso contatti, forse ho rallentato.
Ma ho imparato che c’è una cosa peggiore di restare indietro: andare avanti in una direzione che non è la tua.
Spesso le cose fatte per convenienza riescono. Ma a quale prezzo?
Quando ti ritrovi a fare qualcosa che non ti rappresenta, anche se funziona, dentro senti che qualcosa non torna.
E lì non c’è applauso esterno che tenga.
La coerenza non è una medaglia. È una scelta silenziosa, che spesso non viene vista da nessuno.
Ma io preferisco rimanere fedele a me stesso. Anche se vuol dire essere fuori tempo. Anche se vuol dire sembrare meno efficace, meno brillante, meno “giusto”.
Perché alla fine, se mi guardo indietro, non ho sempre fatto le scelte migliori.
Ma so perché le ho fatte.
E quella chiarezza, oggi, vale più di molte altre cose.